Cafè Racer chiavi in mano: Ducati Desmo 350.
Se il modello Desmo
del 1971, infatti, rappresentava l'apice delle mono sportive da strada, il
proiettile giallo ocra mirava ad avvicinare almeno nell'estetica la moto alle
inarrestabili evoluzioni tecniche dei giganti nipponici che, già a tre anni di
distanza dalla sua presentazione, la facevano apparire leggermente datata. La
Desmo rappresentava quindi la versione spinta della gamma "Mark
3",con sovrastrutture in vetroresina per favorire la leggerezza ed
un'impostazione di guida più cattiva grazie ai comandi arretrati.
La seconda
serie, model year 1972, beneficiò di un leggero aumento della potenza, di una
nuova accensione elettronica. E qui arriviamo al modello che ci interessa, il
Desmo 350 model year 1973. Già solo guardandola, si resta affascinati. Ma
appena il mono comincia a girare e si fanno i primi metri in sella, l'estetica
passa in secondo piano. E si capisce perché questo modello è probabilmente il
più amato ed il più odiato dagli appassionati. Il motore ha prestazioni
brillanti, sicuramente superiori a tutti gli altri mono dell'epoca, e se ne
apprezza immediatamente il tiro ai bassi regimi e l'allungo sorprendentemente
buono per un monocilindrico, merito anche dell'ottimo cambio a cinque marce. La
ciclistica poi è eccezionalmente equilibrata, ottimo connubio tra leggerezza,
agilità e stabilità, tutte cose che aiutavano il buon carter stretto a
spuntarla anche nei confronti di cilindrate e potenze maggiori. E fin qui, di
pregi per far innamorare i racers nostrani e non, ce ne sono fin troppi.
Passiamo, purtroppo, alle note dolenti. Il mono va una favola se può vantare
una messa a punto ottimale, cosa estremamente difficile da realizzare anche per
molti meccanici navigati ma privi di quel "qualcosa in più" che li
rende quasi artisti.
In caso contrario diviene alquanto scorbutico in marcia,
ammesso che si riesca a farlo partire. Inoltre vibra notevolmente e, complice
anche un assemblaggio in origine non proprio eccelso, frequentemente lascia il
pilota alle prese con bulloni allentati, staffe spaccate (gli strumenti pare
fossero sempre le prime vittime a cadere sulla pista di... battaglia!") e
danni più o meno gravi che all'epoca di sicuro non contribuirono a dare alla
moto una reputazione di solidità. Cose
che andavano tenute in considerazione al momento dell’acquisto, nel 1973, ma
anche e soprattutto oggi se si intende acquistare -oppure semplicemente usare
come si deve- una di queste moto. Le abbondanti soluzioni tecniche di gran
livello, motivo principale di prestazioni altisonanti, si pagano tramite una complessità generale che potrebbe
essere un buon motivo per rinunciare all’acquisto se non si è sicuri di poterla
tenere in perfetto ordine di marcia, e non basta credere di sapere dove mettere
le mani.
Tanto per dirne una, la registrazione delle punterie -operazione che tutti
i racers conoscono bene come
imprescindibile ma anche piuttosto semplice da realizzare sulla maggior parte
dei motori, su questa in particolare diventa operazione difficoltosa, visto che
il gap tra l’estremità del gambo della valvola ed il bilanciere è colmato da
apposite pasticche spessorate, che vanno inserite tenendo in compressione la
molla… Oppure la messa in fase dell’accensione
che, per quanto si possa essere esperti, risulta difficile da fare in mancanza
di appositi segni di riferimento. A distanza di quarant'anni, però, anche i
difetti del carter stretto, che comunque nei lontani anni '70 non riuscirono ad
inficiare troppo il successo della gamma, non sembrano poi così importanti. E
davvero non si può non rimanere a bocca aperta davanti alla Desmo 350.
Si viene
rapiti prima dall'eccezionale equilibrio della linea, poi dalla bellezza del
mono che pare più una scultura che un organo meccanico ed infine da un gusto di
guida tutto Italiano che cattura anche chi è abituato a potenze e telai di
tutt'altre generazioni. Poi, parliamoci chiaro. Ai cafè racers di oggi, come a
quelli di allora, non interessano poi così tanto le prestazioni assolute.
L'importante è lasciarsi dietro gli amici sulla circonvallazione e farsi notare
dalle ragazze, magari avvisandole del passaggio facendosi annunciare da un
rombo inconfondibile.
E queste caratteristiche la Desmo le aveva tutte, allora
e forse oggi ancor di più. Certo, le quotazioni raggiunte ora da questi modelli
non li rendono propriamente alla portata di tutti...
Testo: Andrea Mariani
Foto: Motociclismo d'epoca
Foto: Motociclismo d'epoca
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