mercoledì 22 gennaio 2014

Cinema, guardiamo per voi: "Pietà" di Kim Ki Duk e "Vita di Pi" di Ang Lee

L'Asia c'è e c'è sempre stata. Per chi conosce bene il cinema, la produzione dell'estremo oriente è sempre stata uno scrigno pieno di piccoli gioielli.  Ma non solo Giappone, grandi registi arrivano anche dalla Cina, da Hong Kong, dalla Corea del Sud, come il regista Kim Ki Duk, o da Taiwan come Ang Lee. Ed è proprio di questi due ultimi che parliamo quest'oggi. Pietà, di Kim Ki Duk, si trova oggi in DVD o nelle pay-tv, e due anni fa ha trionfato, a ragione,  al festival di Venezia. Una storia dura e dallo stile narrativo così distante dai nostri standard che la rende ancor più intrigante. Pietà parla di un "gorilla" che lavora per uno strozzino, il suo mestiere è quello di riscuotere i debiti contratti dai poveri artigiani di un quartiere disagiato.
Questo strozzino chiede un tasso d'interesse del mille per cento ed è facile quindi che la gente non riesca poi a pagare il proprio debito. Quando questo avviene, subentra il "gorilla" che attua una soluzione tanto efficace quanto crudele: applica delle menomazioni ai malcapitati in modo che questi intaschino soldi dall'assicurazione o dai servizi sociali, risarcimenti che poi vengono requisiti per pagare i debiti. Questo è il lavoro del protagonista, un uomo senza scrupoli che di mestiere rende le persone monche o zoppe, ma che vive il suo quotidiano con la tranquillità di un impiegato. Quotidianità che viene però sconvolta dall'arrivo di una donna che si presenta come la madre che lui non ha mai conosciuto. Da quì in poi, non vogliamo rovinarvi la sorpresa... Il film, e tutte le riflessioni sull'animo umano che porta con sé, è tutto da godere. Il finale poi è un qualcosa che vi rimarrà dentro per un bel pezzo.


L'altro film, "Vita di Pi" di Ang Lee, è sbarcato ormai da un bel pò di tempo ad Hollywood -2012- ed è già un grande classico. Nominato ad 11 Oscar di cui quattro vinti, Vita di Pi racconta il viaggio che il protagonista indiano "Pi" fa con la sua famiglia per trasferirsi in Canada. La nave su cui viaggiano affonderà, e lui si troverà su una scialuppa assieme ad alcuni degli animali trasportati dalla nave, tra cui una tigre.
La lotta del giovane Pi per sopravvivere sulla scialuppa è un'immensa allegoria della vita umana, che si protrae fino all'ultima scena che culminerà in un dialogo che 

improvvisamente fornirà un'interpretazione completamente diversa rispetto a quella suggerita fino ad allora. Il tutto condito da scenografie maestose che basterebbero da sole a giustificare la visione di quest'ottimo film .


Che dire... Forse che il cinema con la C maiuscola non è solo quello a stelle e strisce...

Gimmi Cavalieri

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